Reverendo Monsignore, 16 luglio 2021
In giugno scrissi a Monsignor Davide Milani una lettera che già mi sembrava ingiusta, mentre la scrivevo, perché suggerivo che lui aveva l'opportunità di seguire le orme di Fra Cristoforo--il Monsignor Milani aveva lui stesso menzionato la sua speranza di poterlo fare. A Lecco, però, agire così, e senza chiara autorità di farlo, l'avrebbe certo messo in conflitto con persone molto importanti in città; gli scrissi perché mi sembrava doveroso scrivergli per primo, e indicargli il problema.
Ora mi rivolgo a Voi, Monsignor Fontana, nella certezza che Voi possiate presentare una gravissima situazione nell'arcidiocesi, a Sua Eccellenza, il Monsignor Mario Delpini.
Si tratta di un crudele sopruso commesso contro un devoto cattolico novantenne, il Prof. Carlo Gilardi. Dicono che “nessuna gentilezza rimane mai impunita.” Infatti, la sua ricchezza e generosità--aveva donato terreni di gran valore al comune--crearono contro di lui l'astio o la cupidigia di certi notabili ad Airuno, in Provincia di Lecco. Ne sorse un losco intrigo, che ora contagia un istituto vicinissimo alla Chiesa.
UN'ASSOCIAZIONE A DELINQUERE FA SPARIRE UN TESTIMONE PERICOLOSO
Dopo anni di piccoli e grossi furti ed altre illegalità da parte di vari dottori in legge, il Prof. Carlo Gilardi prese un avvocato, e accusò un avvocato lecchese di peculato. Permettere a tali accuse di procedere, avrebbe portato disastro ad alcuni personaggi di rilievo a Lecco; per salvarli, nacque un'associazione a delinquere, che univa l'astio personale di certi airunesi alla paura di conseguenze per certi lecchesi.
L'idea era di far sparire il Prof. Gilardi in una casa di riposo, e così far cadere nell'oblio il suo esposto alla Procura. Ma c'era una difficoltà: tra le nostre leggi non ve ne era una che definisse le condizioni sotto le quali il delitto di vecchiaia poteva esser punito. E poi, come arrestare, senza far chiasso, un vecchio che aveva aiutato tanta gente ad Airuno? Allora trovarono una casa di riposo che aveva pure una sezione psichiatrica, e che legalmente era un ospedale psichiatrico. Per farlo sparire lì, bastava che nel complotto entrassero un sindaco e un medico, pronti a mentire alla polizia, dicendo che c'era questo povero vecchio pazzo in bisogno d'aiuto, che rifiutava la visita di uno psichiatra. In realtà, il professore, accusato da qualche parente suo di voler vivere secondo regole francescane, si era già presentato a uno psichiatria, che aveva visto e descritto, nel suo reperto, una persona per bene che voleva continuare a vivere in semplicità, lavorando sulla sua campagna.
Il piano dei legali era abbastanza diabolico: primo passo, cacciare il professore dalla sua casa in città e dalla sua campagna, con la pretesa che non fossero sicure o adatte. Sapevano che sarebbe andato a Brivio, in casa di Brahim El Mazoury, il giovane marocchino che il buon professore aveva accolto in casa sua da bambino.
CATTURA E DETENZIONE
Fatto questo, bastavano la falsa testimonianza di un medico e un falso in atto pubblico firmato dal sindaco, e potevano chiamare i carabinieri, senza rischiare che un vicino documentasse l’evento. Fu così che, nell'ottobre 2020, con la complicità della direzione degli Istituti Riuniti Airoldi e Muzzi ("IRAM") i legali furono in grado di prelevare il Gilardi, per rinchiuderlo, "per osservazione," nella sezione psichiatrica dell'IRAM, che chiameremo IRAM-SPDC. L'evento fu registrato all'insaputa dei legali, da El Mazoury, dando così evidenza della razionalità del Prof. Gilardi, mentre le parole dell'avvocato evidenziavano menzogna e inganno. Fu con questa registrazione che El Mazoury ottenne l'interesse di un programma televisivo. Grazie a quel programma, apparve un segnalatore d'illeciti, che rivelò il luogo di prigionia.
Per quattro giorni, in spregio della legge, l'IRAM-SPDC, negò al Prof. Gilardi accesso a posta e telefono, per evitare che potesse contattare amici e avvocato. Poi, dichiarato sano di mente, fu dimesso. Alla porta, lo afferrarono gli infermieri dell'IRAM-RSA, nelle cui fauci scomparve. lo isolarono, negandogli posta e telefono. Così, l'IRAM faceva un bel favore a un giudice in difficoltà, estraeva 3000 euro al mese dal conto in banca del Professore, gli impediva il ricorso alla legge, gli negava accesso ai media, e lo privava della libertà.
I carcerati hanno diritti: il Prof. Gilardi non ha diritti, perché l'idea di usare una grande casa di riposo come prigione è nuova. Ma i reparti sono isolati uno dall'altro, porte e finestre sono sbarrate, e dall'IRAM non se ne esce a piedi. Il Prof. Gilardi è stato schiavizzato, e produce profitti per il suo carcere privato e per un paio di dottori in legge.
Infatti, non fu registrato come ospite dell'IRAM--era divenuto un Prigioniero senza Nome. È possibile che Voi, Monsignore, oppure Sua Eccellenza, l'arcivescovo, abbiano letto il libro Prigioniero senza Nome, Cella senza Numero, di Jacobo Timerman. Era un rispettato giornalista ed editore, ma una notte, nel paese natìo di Sua Santità il Papa Francesco, Timerman scomparve, uno tra migliaia di desaparecidos. Siamo giunti pure a questo in Italia? Sembra che sì.
DALLA CHIESA, PRETENDONO IL SILENZIO
Quantunque la Chiesa non abbia autorità di intervenire all'IRAM, responsabilità c'è. I dirigenti dell'IRAM hanno dato ordini di silenzio e di menzogna agli impiegati, come pure alle Suore di Carità. È accettabile che la Chiesa tolleri che un laico dia alle suore di un benemerito ordine religioso, l'ordine di non vedere, di non sentir nulla, di astenersi dall'osservare un crimine scandaloso che si svolge nell'edificio? Un edificio dove le Suore di Carità hanno prestato assistenza spirituale fin dal 1899?
Ordini di silenzio. Befehl ist Befehl? Ordini sono ordini? Non è la prima volta che le forze del male siano riuscite a metter piede in un istituto cattolico; ora si presenta l'opportunità di contrastarle. Quel "Verrà un giorno", che sia nuovamente udito in Brianza! Che la Chiesa si liberi da un legame di tolleranza e silenzio verso l'associazione a delinquere che ha condannato il Prof. Gilardi all'ergastolo, e lo punisce per la sua continua resistenza, privandolo di visite, posta, e telefono. L'intervento di Sua Eccellenza il Monsignor Delpini può porre termine a un atroce e prolungato sopruso, commesso a Lecco, alla luce del sole. Che non si possa dire che la Chiesa era presente, vide un crimine in atto, e distolse lo sguardo.
Il Prof. Carlo Gilardi era un novantenne mobile e molto attivo, che lavorava sulla sua campagna, fino al giorno in cui divenne Prigioniero senza Nome all'IRAM. Grazie a segnalatori di illeciti, i suoi cugini vennero a trovarlo, e le povere impiegate obbedirono all'ordine di negare che fosse lì. Fin da novembre, la direzione dell'IRAM ha negato al professore le visite di cugini e di vecchi amici. Mentono ai media, i suoi padroni legali, e pretendono che lui sia soddisfatto e che non voglia veder nessuno. Ma all'udienza tenuta all'IRAM in dicembre, come pure di fronte al Garante Nazionale delle Persone Private della Libertà, il Prof. Gilardi ha insistito sul suo diritto alla libertà; ha pure richiesto di essere trasferito al carcere, dove sa che la sua vita sarebbe meno intollerabile. L'evidenza è preponderante: i legali mentono, e un cittadino è stato privato della sua libertà a scopo di lucro, a vantaggio dell'Istituto, dei legali, e dei tuttora innominati Mandanti. Come disse il geometra Bonfanti, “Io sotto giuramento professionale ho detto: 'Io non lo rivelerò mai a nessuno'... A me avevano ordinato di non menzionare dove è ricoverato.” Allegato 40) al mio esposto all Procura della Repubblica. https://carlogilardi.com/it/70-esposto-alla-procura
UNA BEFFA ODIOSA, PER CONDURLO AL SUICIDIO?
Ora il Prof. Gilardi è pure oggetto di una beffa: con gran falsità dicono che preparano un'appropriata degna dimora, libera dallo spauracchio di un immaginario pericolo marocchino. Con la frottola dei marocchini in agguato, spiegano e scusano i vari crimini commessi dalle autorità, ma è chiaro che la sola dimora che preparano per lui è la tomba. Sta morendo lentamente di noia e di crepacuore. Non poter sapere cosa ne abbiano fatto dei suoi cari animali, gli deve fare difficile il sonno. Sta morendo per mancanza di sole, d'aria fresca, di lavoro, di amici, di speranza.
Come discusso al quarto minuto del video sotto indicato, informazioni confidenziali sono giunte a un ex-consigliere comunale di Lecco, riguardo a ulteriori angherie commesse contro il Gilardi, quali l'ostile isolamento e il diniego di penna per scrivere. https://www.iene.mediaset.it/video/carlo-gilardi-la-lettera-anonima-dalla-rsa_1034675.shtml
I legali e i dirigenti dell'IRAM sanno che il prigioniero trova conforto nelle poesie che scrive. È mai possibile che l'intento delle angherie sia quello di far la vita del professore sempre più intollerabile e di condurlo al suicidio? È ovvio che negargli il diritto di spendere i giorni nei giardini dell'Istituto è tortura psicologica; togliergli il sole e l'aria fresca riduce le capacità del suo sistema immunitario. È innegabile che la sua morte darebbe sollievo a certi notabili in Brianza.
“Il Signore disse: «Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto." Se Sua Eccellenza il Monsignor Delpini volesse sostituire la parola Airoldi alla parola Egitto, potrebbe concludere che qui sta confrontando un peccato che grida vendetta al cielo.
Vi prego di accogliere, Monsignore, l'espressione della mia alta stima, che Vi prego di estendere a Monsignor Delpini.
Matteo Bojanovich