Reverendo Monsignore,                                                                                                                           23 giugno 2021
 
Su La Provincia di Lecco leggo un articolo secondo il quale, il Prevosto di Lecco, Monsignor Davide Milani, disse:  «Torno nella mia terra ed è un onore, qui c’è una tradizione incredibile: ovvio che ho anche qualche timore... i miei amici sanno che io un anno sì ed uno no rileggo i Promessi Sposi. È un’opera in cui c’è la teologia della storia e l’epopea dell’uomo e che io amo molto. Questo è l’anno in cui lo rileggerò. Cercherò di essere meno don Abbondio e più padre Cristoforo.»
 
L'estate del 1940, i miei genitori volevano sposarsi.  Era pure urgente, c'ero io di mezzo, e mio padre non poteva venire a farsi battezzare, era al campo di concentramento.  Non era un luogo di orrore, era un campo italiano in Italia.  Mio padre era un giovane ebreo, venuto a studiare medicina in Italia, visto che in Polonia, all'università, gli ebrei non ci entravano.  Si era appena laureato in medicina, all'Università di Bologna, dove mia madre pure studiava medicina.
 
Una volta, quando al Duce piacevano gli ebrei, molti studenti ebrei venivano in Italia a studiare.  Poi, lui fece una misalliance con Hitler, e impose le leggi razziali, con cui lo stato escludeva gli ebrei da molte attività, e pure proibiva i matrimoni misti.  Per far piacere al suo nuovo amico Adolf, il Duce disse, "Questo matrimonio non s'ha da fare, né domani, né mai."  
 
Mia nonna Renée, andò a vedere il vescovo di Trieste, Monsignor Santin.  Lui le diede l'indirizzo di un parroco, dove le disse di andare tra qualche giorno.  Quando mia nonna arrivò nel villaggio indicato, sull'altipiano del Carso, il parroco aveva pronto un bel certificato di battesimo falso: dalle liste battesimali aveva cancellato il nome di un bambino che era morto, sostituendolo col nome di mio padre.
 
Quest'era una grave illegalità per il parroco, che era sloveno.  Era un'illegalità per il vescovo, e rischiosa, pure per lui: proprio a Trieste, in una di quelle adunate oceaniche, il Duce aveva proclamato le leggi razziali, e a Trieste alcuni disgraziati ci credevano.  Un delatore in curia vescovile avrebbe potuto costringerlo a dare le dimissioni, come era successo al suo predecessore: il Monsignor Luigi Fogar, era stato estromesso per aver ordinato che il catechismo continuasse in sloveno, nonostante il divieto fatto dal prefetto.   C'erano, a Trieste, non pochi che odiavano gli sloveni.  E Monsignor Santin, mi dicono, ne fece, di simili cose illegali, per altri perseguitati.  Non era un Don Abbondio.
 
 
L'AIROLDI E MUZZI 
 
Con un testamento del 4 maggio 1590 Giovanni Antonio Airoldi, notaio di Acquate, legava tutti i suoi beni alla fondazione di un Ospedale per i poveri da intitolare alla Vergine Maria. Questo testamento è da considerarsi l’atto ufficiale che segna la nascita di quella realtà assistenziale che con il tempo diventerà gli attuali Istituti Riuniti Airoldi e Muzzi.
 
Di tutti gli altri beni miei mobili e immobili che ora posseggo e che lascerò il giorno della mia morte istituisco e stabilisco mia erede generale e universale la Beata Vergine Maria, in modo, cioè, che si eriga una casa ossia ospedale, e in essa casa si raccolgano tutti i poveri del territorio di lecco, i quali possono avere ivi vitto di pane, vino e pietanza, e vestiti secondo la loro condizione.
 
È indubbio che gli Istituti Riuniti Airoldi e Muzzi sono un'istituzione cattolica, indipendente ma parte delle strutture di beneficenza della Chiesa Cattolica.  Non ci si può aspettare che il Prevosto intervenga in ogni istituzione cattolica della città; d'altro canto, non ci si aspetta che un'istituzione cattolica cada sotto il controllo di gente che, da casa di cura e carità ne fanno casa di detenzione, crudeltà, e sfruttamento.  Se tal cosa succede, tollerarlo porterebbe alla Chiesa perdita di stima e di onore.
 
 
UN VECCHIO RICCO CREA PREOCCUPAZIONE
 
Fino a ottobre, il Prof. Carlo Gilardi era libero e in buona salute.  Era un uomo ricco, ma girava in paese su una vecchia  bicicletta.  Scriveva poesie e lavorava sulla sua campagna, dove teneva i suoi cani, i suoi gatti, le sue capre.   Il Prof. Gilardi aveva dato noia per la sua forse eccessiva carità; dava aiuto a ogni persona in difficoltà ad Airuno, inclusi alcuni musulmani, e quello non poteva non dar fastidio.  
 
La decisione di andare per la soluzione finale del Problema Gilardi fu fatta quando il Professore prese un avvocato e denunciò l'avvocato di sostegno, per peculato.  In quel momento, due avvocati di sostegno si videro la carriera in pericolo; forse pure un giudice, aveva simili preoccupazioni, per aver tollerato furti piccoli e grandi, troppo a lungo. 
 
C'erano altri interessi.  Come disse il geometra Bonfanti: “Io sotto giuramento professionale ho detto: 'Io non lo rivelerò mai a nessuno'...  A me avevano ordinato di non menzionare dove è ricoverato.”  40  C'era un gruppo di notabili airunesi che facevan parte di un complotto contro il Prof. Gilardi; qui, qualcuno organizzava, qualcuno dava ordini.  C’erano mandanti.   
 
 
Per motivi vari, incluso forse il testamento, volevano togliere la libertà professore.  
 
Avevano già preso il suo denaro, per proteggere il suo patrimonio dalla sua generosità--forse per conto di un erede?--ma non potevano fare altro.  Poi ci pensarono a lungo, e decisero che tutto era possibile, se mentivano con cura.  Occorreva un medico pronto a mentire, e lo trovarono.  Doveva dire: "Ho il fondato sospetto che questi presenti gravi alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti accertamenti.  Inoltre, il soggetto rifiuta esplicitamente la valutazione."  
 
Il Prof. Gilardi si era presentato di recente a una perizia psichiatrica, che aveva dato il seguente risultato: riguardo a "Carlo Gilardi non emergono anomalie o segni suggestivi di patologia in corso.  È curato, adeguato al contesto e con modi garbati.  Presenta un eloquio integro... Non emergono segni o sintomi di pertinenza psicopatologica.  Il pensiero è privo di alterazioni sia formali sia del contenuto... ha inoltre conservato capacità di giudizio... alcun segno espressivo di deterioramento  mentale o cognitivo." 
 
Come risposta alla trasmissione del programma di Le Iene sul Prof. Gilardi, la Procura di Lecco sporse denuncia contro alcuni musulmani che avevano ricevuto doni oppure ospitalità dal Prof. Gilardi; alla Procura non interessavano i cento cristiani che avevano ricevuto molto più denaro dal Prof Gilardi.  Seguì subito un processo mediatico ai musulmani, nel corso del quale, ogni giornale locale scrisse che il giudice approvò la detenzione del professore per proteggerlo dai musulmani che ne avevano preso il controllo.  
 
 
UN PIANO COMPLICATO
 
Oltre al medico, occorreva un sindaco volonteroso, per firmare l'ordine di cattura per accertamenti.  Il sindaco sapeva che il medico mentiva; sapeva bene che quello non era il medico del professore, ma un vicino.  Ma la beffa al vecchio era stata magistralmente organizzata, da specialisti.  Non c'era la possibilità di errore o contrattempo, questo sarebbe stato il crimine perfetto.  
 
Ecco il piano, col quale erano certi di farla finita col Gilardi:
a. I carabinieri portano il Gilardi all'Istituto, ma in sezione psichiatrica, "per accertamenti". 
b. In tre giorni, lo psichiatra dichiara il Gilardi sano di mente, e apre la porta.
c. Lì aspettano gli infermieri della casa di riposo, che con buone maniere afferrano il Gilardi. 
d. Il Gilardi rifiuta il ricovero, ma l'ordine è di ignorarne le proteste.
e. Il direttore ordina che il detenuto sia cancellato dalla lista dei residenti.
f. Il direttore ordina che al detenuto siano negate posta e telefono.
g. Il detenuto scompare.
 
È così che possiamo divenire desaparecidos in Italia.  Non c'è dubbio che sarebbe stato più gradito al professore di finire in un sacco con un blocco di cemento, in fondo al lago.  Ma il loro piano era più malvagio: volevano seppellirlo vivo.  E nessuno ne avrebbe mai sentito più nulla, del Prof. Carlo Gilardi, fino al giorno del suo funerale e all'apertura del testamento, se non fosse stato per Brahim El Mazoury, che il Prof. Gilardi aveva accolto in casa sua molti anni fa, un bambino di sette anni, col padre e i fratelli.
 
 
TRE GIORNI DI ILLEGALITÀ IN SPDC

 

Cito dal mio esposto alla Procura di Lecco, pubblicato su www.carlogilardi.com:
Arrivato in SPDC [così bisogna chiamare il manicomio, secondo la legge] comincia un'altra serie di violazioni della legge.  Non è credibile che il Prof. Gilardi non abbia chiesto accesso al telefono.  Un uomo che si era mostrato ferocemente deciso a rimanere libero non diviene un prigioniero umile e volonteroso tra Brivio e Lecco.  Se non chiamò l'avvocato e il suo assistente, Brahim El Mazoury, sappiamo che fu drogato o che gli fu negato accesso a telefono e posta, in violazione del suo "diritto di comunicare con chi ritenga opportuno," secondo la Legge 13 maggio 1978, n. 180, Art. 1.  

 

Se non sentiamo il dovere di chiedere spiegazioni ai nostri giudici su ciò che succede nelle nostre case di detenzione, abbiamo il diritto di lagnarci riguardo alle case di detenzione in Cina?  Se i detenuti nostri non hanno diritto di chiamare l’avvocato, possiamo indignarci se ai detenuti negano l’avvocato, in Iran?

 

È probabile che lo psichiatra all’Istituto, per mantenere le apparenze che questo ricovero fosse un evento normale,  causato da comportamento anomalo e preoccupante, trovò qualcosa da curare, qualcosa come insonnia e mal di testa. Visto che il Gilardi si opponeva al ricovero, dargli un Optalidon o un’aspirina qualificava come T.S.O. e come tale è probabile che sia stato registrato sulla cartella medica del Gilardi. A conferma di ciò, due segnalatori di illeciti che lavorano all'Istituto confermano che il Gilardi si oppose al ricovero, e subì un T.S.O., 15)  mentre le Autorità Giudiziarie insistono, senza offrir prove, che il Gilardi, improvvisamente e segretamente, si convertì ed entrò giulivo all’Istituto.

 

 

DIMESSO SANO DI MENTE DAL SPDC È FORZOSAMENTE ARRUOLATO IN RSA

 

In tre giorni, il Prof. Gilardi fu dimesso dal SPDC, sano di mente.  All'uscita fu arruolato con la forza nella RSA.  Per l'estrazione della vittima da casa sua, fu usata la forza persuasiva in divisa nera.  Per il trasferimento da SPDC a RSA fu usata la forza persuasiva in camice bianco.

 

Come riportato dai segnalatori di reato su Le Iene, "quando è arrivato [in RSA] ara arrabbiato e per protesta ha rifiutato l'ECG, il bagno, anche il mangiare.” 16)   Sulla cartella clinica del Gilardi si poteva leggere "Ricovero definitivo e paziente contrario." 17)     
 
 
UNA NUOVA TRAGICA SITUAZIONE
 
C'era un Don Rodrigo del secolo XXI, o piuttosto una Doña Rodrigo, un giudice, che dall'alto del suo sicuro castello legale, spadroneggiava sul contado, su quel braccio del Lago di Como che volge a mezzogiorno.  Aveva un grave problema: uno dei suoi "tutelati" si era trovato un Azzeccagarbugli senza paura, un avvocato che aveva osato accusare un de' suoi bravi.  La Rodrigo, in treno da caccia, salì a cavallo... o fece qualche telefonata, e un qualche innominabile innominato acconsentì di aiutarla.  
 
Così scomparve il vecchio più pericoloso e più ricco di Airuno; la gente lo dava per morto, invece era stato inghiottito vivo, silenziosamente.  Finché c'era il covid a terrorizzarci, per la Rodrigo e per il Griso, non andava male, perché ognuno badava solo ai fatti suoi.  Ora, però, ora che il paese riapre, si innervosiscono, sarà più difficile bloccare gli amici del professore, che cominciano a vedere il sistema dell'amministrazione di sostegno come un gulag, creato per sfruttare ed inghiottire i deboli.  
 
I tre Azzeccagarbugli, la Rodrigo, il Griso, e i notabili di Airuno, temono che la libertà di movimento e la buona stagione comporti rischi per loro.  Questo spiegherebbe la novità di nuovi soprusi, come quello di negargli la penna con cui scrivere.  Son queste cose che sembrano fatte allo scopo di portare il Prof. Gilardi alla disperazione, al crollo, al suicidio. 
 
Può la Chiesa permettere che ciò accada nell'ambito di un'istituzione cattolica?  Può la Chiesa permettere che un'istituzione cattolica diventi una prigione privata dove rinchiudere un vecchio per proteggere qualche signorotto locale da accuse criminali?  O forse per fargli cambiare il testamento? 
 
 
DAL SEICENTO, COS'È CAMBIATO?
 
In questa reiterazione manzoniana, abbiamo a Lecco un'intoccabile Doña Rodrigo, che può negarti il diritto all'avvocato, che può scartare perizie psichiatriche, che può farne di te un desaparecido, se così le piace.  Può pure permettere alle amiche sue di far man bassa sui conti in banca dei "tutelati." 
 
Qui c'è pure il Griso, nella persona del direttore dell'Airoldi e Muzzi, che ordina alle impiegate di mentire, negando che il Prof. Gilardi sia all'Istituto, se mai qualcuno venisse a cercarlo.  Il nostro Griso dà ordini alle impiegate: devono mentire, devono fuggire quando un giornalista si avvicina, chiedendo notizie.  Anche le suore, all'uscita dall'Airoldi e Muzzi, hanno ordini: fuggire devono, e non dir parola.  Ma questo è un ordine religioso, è parte della Chiesa Cattolica, è presente all'Istituto, come abbiamo  visto in televisione.                                                                                                                                          https://www.iene.mediaset.it/video/carlo-gilardi-la-lettera-anonima-dalla-rsa_1034675.shtml?r=q4-fa998b884e7782e97f21149b9740f9c84a1cb59d22d3cec54cc2cfb7a2d7f61d  
 
Ecco la spiacevole realtà: il Prof Gilardi, cattolico devoto, condannato all'ergastolo, è tenuto prigioniero in un'istituzione cattolica, per motivi di potere e di lucro, in presenza di membri di un ordine religioso cattolico; la loro omertà è stata apertamente ordinata dal Griso.
 
Delle sette opere di misericordia corporale, la sesta, "visitare i carcerati" è stata proibita dai bravi di Doña Rodrigo.   Temono che gli amici del professore e i suoi cugini ci raccontino ciò che hanno visto e udito all’Istituto; quindi, niente visite.  Al manicomio o in prigione, il Prof. Gilardi avrebbe più diritti.  Temono che la signora Maria Bassani, che vorrebbe venire a visitarlo, direbbe quello che ha visto e sentito, all'Istituto.  Lei lavorò per i Gilardi per cinquanta o sessant'anni, e il Prof. Gilardi le donò una bella grande casa; temono che lei racconti cosa dice il prigioniero.  
 
E che il Griso ora non ci venga a dire che non si può, per via del Covid.  Devono pure avere un gran bel giardino, all'Istituto.  Non son tutti vaccinati?  Contagio all'aria aperta a distanza di un metro, non avviene.  Quasi è successo una volta in un villaggio in Cina, quando due amici si incontrarono all'angolo, e parlarono a lungo.  Ma certo per lo meno si strinsero la mano, non si eran visti da un anno.  Quello è l'unico caso di contagio all'aria aperta che troviamo negli studi medici.                                     https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2020.04.04.20053058v1.full.pdf
 
Finora, è mancato, in questa storia, il personaggio più importante; ora però, ora che la realtà del sequestro del Prof. Gilardi è chiara e innegabile, ora che Vostra Eccellenza  è informato, so che avrà l'opportunità di intervenire, seguendo le orme di Fra Cristoforo. 
 
Prego Vostra Eccellenza di accogliere i miei deferenti saluti.
 
Matteo Bojanovich
Via Navali 1
Trieste