Son già due anni, che un novantenne cattolico, seguace di San Francesco, é prigioniero all'IRAM, un ospizio cattolico a Lecco. Col trucco di presentare ai Carabinieri due falsi in atto pubblico, fu sequestrato nell'IRAM/Psichiatria; lì rimase tre giorni, illegalmente privato dei suoi diritti sotto la Legge 13 maggio 1978, n. 180.
Dichiarato sano di mente, invece di esser rilasciato con tante scuse, fu forzosamente arruolato nell'IRAM/Geriatria, con la direttiva seguente: "Il Gilardi é un residente speciale/segreto; se qualcuno viene a cercarlo, qui non si trova."
L'istituto cattolico IRAM é entrato in un'associazione a delinquere con un gruppo che include notabili airunesi con-giurati--avevan giurato silenzio. Come ammesso dal geometra Bonfanti: “Io sotto giuramento professionale ho detto: 'Io non lo rivelerò mai a nessuno'... A me avevano ordinato di non menzionare dove è ricoverato.” Qui, contro il Prof. Gilardi, c'era un complotto , che senza dubbio riguardava al suo testamento; qui, qualcuno organizzava, qualcuno dava ordini. Qui c’erano Mandanti.
Carlo Gilardi, professore in pensione, uomo generoso del suo tempo e del suo denaro, era un poeta, amava la sua libertà e la vita di campagna, con le sue pecore, capre, gatti, e uccelli. Era di Airuno, un villaggio di 3000 persone 20 chilometri da Lecco. Era ricco, e aiutava chiunque fosse in difficoltà. Ecco i commenti che i suoi vicini fecero a Nina Palmieri di Le Iene:
“Ne ha aiutati tanti; tutto Airuno ha aiutato.
"Non ha mai ostentato la sua grande ricchezza."
“Un benefattore della gente:”
“Chi aveva bisogno sapeva che c'era lui, il punto di riferimento”.
“Venivano tutti da lui, e li ospitava nella sua grande casa”.
“Persone che avevano problemi di divorzio, che venivano sfrattate…”.
“Lavorava dalla mattina alla sera con gli animali, quello era il suo primo interesse nella vita…”
“Sono venuta qui che avevo quindici anni, domestica… e il signor Gilardi ha deciso di dare a noi questa casa.”
https://www.iene.mediaset.it/2020/news/carlo-rsa_929781.shtml
La sorella, ultranovantenne, che già viveva in una casa di riposo, preoccupata che il fratellino andava a finire in povertà, scrisse al giudice, il quale nominò un "avvocato di sostegno." Ma l'avvocato disse alla banca del Gilardi di negargli visione dei suoi conti: "Ordini dell'avvocato!" Il Gilardi si prese un suo proprio avvocato, e scoprì che due avvocati, nominati dal giudice a proteggerlo, lo derubavano.
I LADRI AVEVANO UN OTTIMO PIANO
Gilardi sporse denuncia, e quello era grave, per il giudice e per tutti i legali del suo circolo. Gilardi aveva nemici in paese, la sua generosità dava fastidio--e poi permetteva a un magrebino di vivere in una delle sue case. E alcuni, senza dubbio, pensavano alla sua morte prossima, e ai suoi milioni. Erano inventivi: "Ecco il piano, ragazzi: vengono i carabinieri, e lo portano in manicomio. Tre giorni, dichiarato sano di mente, e poi una spintarella tra Psichiatria e Geriatria, e il vecchio è in trappola, di lì non esce. 'Lasciate ogni speranza voi ch'entrate.' Negherà il consenso al ricovero, protesterà quanto vuole, ma é mite, e non ha la forza fisica di difendersi. Se davvero grida, un'iniezione. Nessuno ne saprà nulla, la gente dirà che è andato in ospedale col covid."
E così arrivarono i carabinieri, e non se ne sentì più nulla del professore. Per proteggere una mafia di legali, bisognava negargli la sua vita, nella sua casa, sulla sua campagna, coi suoi amati animali, che il gentile avvocato senza dubbio mandò al macello.
Anni fa, in un bel paese come l'Argentina, c'erano giornalisti dissidenti, davano fastidio al governo, e bisognava chiudere i giornali; poi c'erano scioperi, dimostrazioni, la polizia sparava, e gli studenti sparavano pure. Insomma, problemi: ed cco una semplice e pratica soluzione: La notte, ti arriva a casa una squadra di poliziotti in civile, vai con loro, e basta. Migliaia di scomparsi, desaparecidos. I giovani, li gettavano in mare, dall'elicottero; ma se uno fosse vecchio e fragile, non valeva mica la pena sprecar soldi; consuma tanta benzina l'elicottero, perché non gettare il vecchio in una Pia Casa dei Poveri, dove resta rinchiuso vita natural durante?
Le cose erano semplici e pratiche in Argentina. Gran disgrazia, che in Italia non é più così semplice, abbiamo tante regole, perfino per la polizia. Per fortuna, é possibile aggirare tali regole, se sai come fare. Dal mio esposto alla Procura della Repubblica cito il seguente:
LE CONDIZIONI PER UN A.S.O. (ACCERTAMETO SANITARIO OBBLIGATORIO)
Cito la Legge 13 maggio 1978, n. 180 " Accertamenti e trattamenti sanitari volontari e obbligatori " pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale 16 maggio 1978, n. 133. Art. 2: “la proposta di trattamento sanitario obbligatorio può prevedere che le cure vengano prestate in condizioni di degenza ospedaliera solo se esistano alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti interventi terapeutici, se gli stessi non vengano accettati dall'infermo e se non vi siano le condizioni e le circostanze che consentano di adottare tempestive ed idonee misure sanitarie extra ospedaliere.”
Su leccoonline.it, il 10/3/2015, il Dr. Antonio Lora, direttore del Dipartimento di Salute Mentale dell’Azienda Ospedaliera della Provincia di Lecco, spiegava come la legge impone chiarissime limitazioni: “l’Accertamento sanitario obbligatorio (A.S.O.) ordinato… dal primo cittadino del comune di residenza del paziente (o della municipalità in cui esso si trova) su indicazione di un solo medico, consente di far visitare un soggetto con problemi psichici critici.”
L'A.S.O. si usa quando un disgraziato diventa violento o minaccia o terrorizza la famiglia o i vicini. Sul modulo usato in Regione Lombardia, il medico afferma, dopo aver presentato evidenza e fonti: "Da ciò ho il fondato sospetto che questi presenti gravi alterazioni psichiche tali da richiedere urgenti accertamenti. Inoltre, il soggetto rifiuta esplicitamente la valutazione o si rende inaccessibile."
Per farne un desaparecido, del Santo di Airuno, occorrevano due firme: la firma di un medico ("Bisogna aiutarlo, il vecchio é impazzito") e quella di un sindaco ("Il signor dottore scrive che il povero vecchio dà chiari segni di pazzia e deve andare a farsi vedere al manicomio"). Ma il documento del medico é un falso, un falso che il sindaco ben sapeva che fosse falso--eran tutti vicini di casa, e sapevano che il Professor Carlo Gilardi era calmo, mite, quieto, sempre al lavoro con le sue bestie, sempre in chiesa. Senza alcun dubbio era compos sui, sano di mente.
Lo portano a Lecco, nella sezione psichiatrica degli Istituti Riuniti Airoldi e Muzzi ("IRAM") dove, in violazione dell'Art. 1 della Legge 13 maggio 1978, n. 180, gli rifiutano posta e telefono. Dopo tre giorni, é rilasciato, "sano di mente." Ma alla porta gli danno una leggera spinta, con buone maniere, come giusto per un novantenne, e quello cade nelle braccia dei bravi infermieri della sezione geriatrica.
La legge non prevedeva l'eventualità che lo Stato, o un Don Rodrigo locale, usasse un ospizio come carcere segreto. L'IRAM/SPDC, come Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura, non aveva il diritto di negare posta e telefono ai pazienti. Ora però il Gilardi é caduto nelle mani dell'IRAM/RSA, come Residenza Sanitaria Assistenziale. Qui ha perso tutti suoi diritti: niente libera uscita, niente telefonate, niente visite--fuorché visite di stato, da parte delle autorità che lo avevano sequestrato.
IL DESAPARECIDO RIAPPARE
All'arrivo del convoglio dei carabinieri, del medico, dell'ambulanza, e dell'avvocato, c'era un testimone, Brahim El Mazoury, il ragazzino che il Gilardi aveva ospitato assieme alla famiglia, trent'anni fa. E Brahim registrò l'evento: i falsi protettori di Carlo spudoratamente pretendevano che dovevano andare dal cardiologo. Ma il novantenne comprese che era una trappola e si oppose; era perfettamente razionale, parlava bene, parlava chiaro, ma lo presero e lo portarono via.
Brahim scrisse a Le Iene, presentando chiara evidenza di un sequestro di natura criminale; ed ecco che ad Airuno arriva la bella Nina Palmieri, e va in giro per il paese chiedendo di Carlo Gilardi. Nessuno, neanche l'ottimo sindaco, ne sapeva nulla: il Santo di Airuno era scomparso.
La risposta dei legali fu di intentare un processo a Brahim, accusato di aver accettato doni di forse 20.000 euro, da un vecchio dal cui conto un milioncino di euro erano usciti. Il Gilardi, di fronte al tribunale, rigettò la storiella che lui era vittima di Brahim, e disse che lo vedeva come un figlio. L'accusa contro Brahim e sei altri musulmani spiegava il sequestro come difesa del povero vecchio: un odioso tentativo di creare odio e sospetti xenofobi, e di usarli per difendersi da accuse di peculato.
Le Iene misero la storia in onda, chiedendo di Carlo. C'era un bravo segnalatore di reato all'IRAM, che aborriva l'idea d'esser usato come carceriere per un prigioniero segreto; e telefonò a Le Iene.
E quelli notificarono i cugini di Carlo, che corsero all'IRAM a trovare il vecchio zio. E gli dissero che Carlo lì non c'era--l'impiegata di questo carcere speciale aveva l'ordine di mentire.
COSA VOLEVA GIANNI SCHICCHI?
Ovvio che il sequestro di Carlo fu organizzato per proteggere il potere di una combriccola criminale. Ma non era rischioso per il sindaco e il medico, di presentare due falsi in atto pubblico? No, perché se Brahim tirava fuori il telefono, glielo toglievano. E invece lui, saggiamente, se l'é tenuto in tasca.
Senza la registrazione di Brahim, Nina Palmieri non sarebbe andata ad Airuno, e Carlo sarebbe scomparso, senza alcun rischio per gli autori del sequestro. Negli anni 30 questo programma si chiamava Nacht und Nebel. Notte e nebbia.
E ora, nonostante l'evidenza di vari reati tra cui associazione a delinquere, nonostante Le Iene, le canaglie son riuscite a farcela, finora, ben protetti dall'omertà di una mafia di paese. Vi sono carriere da proteggere, elezioni da vincere, milioni da spartire.
"Non sarebbe bello avere una certa possibile influenza sulla sorte dei milioni del Gilardi? Se lo teniamo in gabbia, forse il nostro amato Carluccio firmerà un buon testamento."
"Novantadue anni, eh, sì, siamo in vigile attesa... ma presto, lo mandiamo a casa... Nel frattempo, niente libera uscita, niente lettere, niente telefonate, niente visite, se non del sindaco, che adora il suo 'Carluccio.' Facciamo di tutto per proteggerlo dai musulmani."
L'evidenza è preponderante: i legali mentono, e un cittadino è stato privato della sua libertà a scopo di lucro, a vantaggio dell'Istituto, dei legali, e dei tuttora innominati Mandanti.
UN ISTITUTO CATTOLICO
"Con un testamento del 4 maggio 1590 Giovanni Antonio Airoldi, notaio di Acquate, legava tutti i suoi beni alla fondazione di un Ospedale per i poveri da intitolare alla Vergine Maria. Questo testamento è da considerarsi l’atto ufficiale che segna la nascita di quella realtà assistenziale che con il tempo diventerà gli attuali Istituti Riuniti Airoldi e Muzzi."
Di tutti gli altri beni miei mobili e immobili che ora posseggo e che lascerò il giorno della mia morte istituisco e stabilisco mia erede generale e universale la Beata Vergine Maria, in modo, cioè, che si eriga una casa ossia ospedale, e in essa casa si raccolgano tutti i poveri del territorio di lecco, i quali possono avere ivi vitto di pane, vino e pietanza, e vestiti secondo la loro condizione.
È indubbio che gli Istituti Riuniti Airoldi e Muzzi sono un'istituzione cattolica, indipendente ma parte delle strutture di beneficenza della Chiesa Cattolica. Non ci si può aspettare che la Chiesa intervenga in ogni istituzione cattolica; d'altro canto, non ci si aspetta che un'istituzione cattolica cada sotto il controllo di gente che, da casa di cura e carità ne fanno casa di detenzione, crudeltà, e sfruttamento. Se tal cosa succede, tollerarlo porterebbe alla Chiesa perdita di stima e di onore.
DALLA CHIESA, PRETENDONO IL SILENZIO
Il Professor Gilardi é vittima di un sopruso indegno, organizzato per parare accuse di peculato e allo scopo di usufruire dei suoi beni. É stato catturato e schiavizzato, costretto a pagare l'IRAM per la sua prigionia. Quantunque la Chiesa non abbia controllo legale dell'IRAM, autorità e responsabilità vi sono. I dirigenti dell'ospizio han dato ordini di silenzio e di menzogna agli impiegati e alle Suore di Carità.
È accettabile che la Chiesa tolleri che un direttore, un laico dia alle suore di un benemerito ordine religioso, il comando di non vedere, di non sentir nulla, di astenersi dall'osservare un crimine scandaloso che si svolge nell'edificio? Un edificio dove le Suore di Carità hanno prestato assistenza spirituale fin dal 1899?
Ordini di silenzio. Befehl ist Befehl? Ordini sono ordini? Non è la prima volta che le forze del male siano riuscite a metter piede in un istituto cattolico; ora si presenta l'opportunità di contrastarle. Quel "Verrà un giorno" di Padre Cristoforo, che sia nuovamente udito in Brianza! Che la Chiesa si liberi da un legame di tolleranza e silenzio verso l'associazione a delinquere che ha condannato il Prof. Gilardi all'ergastolo, e lo punisce per la sua continua resistenza, privandolo di visite, posta, e telefono. Che non si possa dire che la Chiesa era presente all'IRAM a Lecco, vide un crimine in atto, e distolse lo sguardo.
Il Prof. Carlo Gilardi era un novantenne mobile e molto attivo, che lavorava sulla sua campagna, fino al giorno in cui divenne Prigioniero senza Nome all'IRAM. La direzione dell'IRAM ha negato al professore le visite di cugini e di un amico ottantenne e perfino della signora che era arrivata quindicenne in Casa Gilardi, dov'era rimasta cinquanta o sessant'anni.
Mentono ai media locali, i quali ripetono all'unisono che il vecchio professore si é convertito e non vuol vedere amici e parenti. Ma all'udienza tenuta all'IRAM in dicembre, come pure di fronte al Garante Nazionale delle Persone Private della Libertà, il Prof. Gilardi ha insistito sul suo diritto alla libertà; ha pure richiesto di essere trasferito al carcere, dove sa che la sua vita sarebbe meno intollerabile.
Ora il Prof. Gilardi è pure oggetto di una beffa: pretendono che preparano un'appropriata degna dimora, libera dallo spauracchio di un immaginario pericolo marocchino. Con la frottola dei marocchini in agguato, spiegano e scusano i vari crimini commessi dalle autorità, ma è chiaro che la sola dimora che preparano per lui è la tomba. Il Santo di Airuno sta morendo lentamente di noia e di crepacuore. Non poter sapere cosa ne abbiano fatto dei suoi cari animali, gli deve far difficile il sonno. Sta morendo per mancanza di sole, d'aria fresca, di lavoro, di amici, di speranza.
Come discusso al quarto minuto del video sotto indicato, informazioni confidenziali sono giunte a un ex-consigliere comunale di Lecco, riguardo a ulteriori angherie commesse contro il Gilardi, quali l'ostile isolamento e il diniego di penna per scrivere. https://www.iene.mediaset.it/video/carlo-gilardi-la-lettera-anonima-dalla-rsa_1034675.shtml
Comunque vada a finire, é certo che Carlo, entro cinquant'anni, sarà santificato. E se Carlo muore domani, prima che questa campagna d'informazione possa aver successo, avremo un Carlo Martire della Libertà. Ma non sarebbe meglio per noi, non dover portarci sulle spalle, sulla coscienza, la convinzione di non aver fatto abbastanza per salvarlo?
É IMPENSABILE CHE PAPA FRANCESCO NE SIA AL CORRENTE
Il Papa é un argentino, viene dal paese di Jacobo Timerman, autore del libro Prigioniero senza nome, cella senza numero. É possibile che il Santo Padre abbia deciso di tollerare che la Chiesa, sotto la sua guida, sia partecipe in un losco intrigo di tal genere? Né il giudice né l'avvocato di sostegno avevano il potere di mandare il Gilardi in casa di riposo. Per farlo, era necessaria un'associazione a delinquere, tra giudice, avvocato di sostegno, sindaco e medico. Poi, ottenuto l'accordo dei quattro figuri, era necessario che l'avvocato si accordasse col Direttore dell'Airoldi e Muzzi ("IRAM") pianificando il sequestro:
a. Gilardi arriverà all'IRAM manu militari;
b. sarà ricoverato in psichiatria;
c. posta e telefono gli saranno negate;
d. resterà tre giorni in SPDC;
e. dimesso sano di mente da SPDC, sarà estradato in RSA;
f. il Direttore darà ordini di mentire e di occultare la presenza del prigioniero Gilardi.
Non era possibile ottenere la cattura e prigionia del Prof. Gilardi senza violare la Legge 13 maggio 1978, n. 180, senza un complotto.
Ne ho scritto a varie autorità ecclesiastiche. Probabilmente hanno deciso di non crearsi difficoltà con le autorità dello Stato, specialmente la magistratura, totalmente impegnata e decisa a schiacciare il Prof. Gilardi. "92 anni, quanto può durare? Mica lo maltrattiamo."
É possibile che abbiano informato il Papa di quest'atrocità? É impensabile che Papa Francesco ne sappia nulla, perché lui non potrebbe tollerare l'idea che un'istituzione cattolica, saldamente legata alla Chiesa, sia usata come carcere segreto, in totale illegalità. Il Papa, sarebbe lui capace di fare l'Innominato? Guardar via, non vedere l'ordine di mentire, l'ordine di non parlare, di non veder nulla, dato alle Suore di Carità? Per fare un favore a un Don Rodrigo airunese e a un paio di Azzeccagarbugli a Lecco? No, quello sarebbe assurdo e impensabile.
Basterebbe una telefonata di Papa Francesco, a ridare la libertà al vecchio desaparecido. Papa Francesco, perché non l'ha ancora fatto? Perché non ne ha mai sentito parlare di Carlo Gilardi--lui non guarda Le Iene e non può saper tutto quello che succede in ogni buio angolo di ogni istituzione cattolica.
Papa Francesco é presente su Twitter, ogni santo giorno. Bisogna informarlo.